MediTerranei. #Suoni. L’infinitamente piccolo – Angelo Branduardi

L’infinitamente piccolo è un album del cantautore italiano Angelo Branduardi, pubblicato nel 2000.

Nel disco, il musicista lombardo ha messo in musica la storia di san Francesco d’Assisi. Tutti i testi sono curati da Luisa Zappa e sono basati sulle fonti francescane.

Tracce
  1. Il cantico delle creature – 3:35
  2. Il sultano di Babilonia e la prostituta (cantata con Franco Battiato) – 5:25
  3. Il lupo di Gubbio – 3:58
  4. Audite poverelle (con Nuova Compagnia di Canto Popolare) – 3:06
  5. Divina Commedia, Paradiso, Canto XI – 4:42
  6. Il trattato dei miracoli – 4:02
  7. Nelle paludi di Venezia Francesco si fermò per pregare e tutto tacque (con Madredeus) – 3:49
  8. La regola – 3:30
  9. La predica della perfetta letizia – 4:33
  10. La morte di Francesco (con I Muvrini) – 5:35
  11. Salmo (diretta da Ennio Morricone) – 3:14

Al disco è seguito un lungo tour europeo che continua tuttora sotto varie versioni tra cui La lauda di Francesco: un viaggio in musica che ripercorre la vita del santo di Assisi, che la Chiesa celebra il 4 ottobre, raccontata dallo stesso cantautore con l’ausilio di attori, ballerini e mimi.

Formazione

L’album nasce da una commissione francescana, accettata invero con qualche dubbio da Branduardi. Evidentemente però, e lo testimonia la musica, l’artista è stato ispirato dai testi del frate umbro. Utilizzando un vasto repertorio di strumenti, in particolare percussivi, Branduardi crea delle ballate rock dal fascino immediato e mai banale. La voce particolarmente dal vivo, le registrazioni non rendono pienamente giustizia a Branduardi, è calda e unica riuscendo a fondere le parole nel dettato musicale con esiti di alta comunicatività poetica. Tutte le canzoni sono immediatamente orecchiabili ma non esauriscono mai la loro carica evocativa al primo ascolto. Particolarmente riuscito il “Cantico delle creature”, “La regola” e “Audite Poverelle” per il loro ritmo incalzante e l’uso originale delle percussioni. L’Album vanta la collaborazione di grandi artisti come Ennio Morricone, Franco Battiato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e il gruppo portoghese dei Madredeus.

Nella seconda parte del concerto Branduardi si concede, come prassi, ai suoi cavalli di battaglia facendo andare in delirio il suo pubblico. Accanto alla “Pulce d’Acqua”, “La Fiera dell’est” e “Si può fare” però aggiunge anche alcune canzoni intimiste per cui si accompagna solamente con la chitarra ribadendo, se ce ne fosse bisogno, la sua vocazione di menestrello. https://www.operateatro.it/it/Recensioni-Cultura-e-musica/Branduardi-LInfinitamente-Piccolo

Io, straniero ai miei fratelli,
pellegrino per mia madre,
ho guardato
ma non c’era chi potesse
consolarmi… 
Il fascino di Francesco si nutre anche delle sue debolezze: 
ne conosciamo la grande solitudine che ce lo fa apparire vicino a noi 
proprio perchè diverso dalle irreali figure mistiche di cui l’agiografia abbonda.

L’INCONTRO CON FRANCESCO (SAN) – Presenza d’obbligo di tutti i suoi concerti, le canzoni su testi francescani dell’album L’infinitamente piccolo. «Uscì nel 2000, da allora ha continuato a vendere senza mai fermarsi. Credo che ormai sia il mio album più venduto. E pensare che quando lo presentai, a Milano, al teatro Smeraldo, mi guardavano come un pazzo. Era giugno, mi dicevano: vedrai che ci saranno al massimo trecento paganti in costume da bagno. Si sbagliavano di grosso. C’era una tale ressa fuori del teatro che ci vollero i carabinieri. Del resto, il mio incontro con Francesco era atteso, stava nella logica delle cose, nel mio percorso». Perché San Francesco? «Ma, intanto, chi era Francesco? Le due immagini più frequentate sono, da un lato, quella del ribelle, un antesignano della teologia della liberazione, una sorta di Frate Mitra. L’altra è quella del giullare di Dio, del menestrello un po’ pazzo, come nel film di Rossellini. Dei film su Francesco a me, detto fra parentesi, ne piace uno solo, il secondo di Liliana Cavani, con Mickey Rourke. Questi due stereotipi non mi hanno mai convinto. Io però non volevo neppure fare un Francesco per devoti e pellegrini. Cosa che nemmeno richiedevano i francescani di Assisi: a loro interessava una figura in grado di parlare a tutti, non solo inter nos, per i fedeli e basta. C’era poi anche il problema dei testi, che io volevo rispettare integralmente, senza alterare o adattare nemmeno una parola. Insomma è stato un gran lavoro, ma il pubblico lo ha capito». «Certo, Francesco è una figura complessa, uomo di pace e non violento ma non pacifista come si dice oggi; uomo di mediazione, che va a parlare con il Sultano; uomo che non vuole rompere con la Chiesa, magari per riformarla dall’interno ma senza drastiche fratture. E poi, quel suo Cantico delle creature non è una cosa da volemose bene. È un’opera profondissima, che echeggia le più antiche cosmogonie che parlano di un canto incrociato fra creatore e creature, in uno scambio di suono e luce. Qualcosa che fa pensare ai riti degli sciamani. Per questo c’è voluto molto tempo per comporre quest’opera».

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