Si terrà dal 5 al 28 maggio 2023 a Bacoli (NA) presso la Casina Vanvitelliana al Fusaro – Sito museale del Parco Borbonico, Piazza Gioacchino Rossini 1, la mostra “Riflessioni contemporanee” Opere di Mariella Ridda, a cura di Antonio Ciraci, patrocinata dal Comune di Bacoli (NA).
Questo Sabato la Casina Vanvitelliana sarà in via eccezionale aperta anche di mattina.
Il Vernissage della personale RIFLESSIONI CONTEMPORANEE è stato rinviato a giovedì 11 maggio 2023 alle ore 17.00. – In occasione del Vernissage l’ingresso alla Casina Vanvitelliana é gratuito.Per questioni di ordine pubblico la Casina Vanvitelliana il 4 maggio è chiusa.
LA PITTURA di MARIELLA RIDDA Mariella Ridda, artista napoletana trapiantata a Berlino, rappresenta per lo più temi di grande attualità:
INTROSPEZIONI Viviamo tempi di estremo disorientamento e inquietudine: guerra, violenza, catastrofi ambientali oscurano il nostro orizzonte. In questo momento nasce la serie delle “Introspezioni“, figure che, nella loro delicatezza, esprimono tutta la fragilità che stiamo vivendo. Creature coperte da un velo tristezza, raccolte in una profonda riflessione interiore, alla ricerca di una luce che illumini un futuro migliore.
LE GRIDA Sono opere nate nel periodo della crisi pandemica che, con il susseguirsi degli avvenimenti politici, diventano sempre più aspre e struggenti, levandosi contro tutte le assurde guerre che devastano il mondo. Sono Grida di chi vive lo sgomento, la paura, di chi è costretto a lasciare la propria terra per mettersi in salvo; di chi ha visto morire i propri cari. Sono urla di rabbia, di sofferenza e al tempo stesso di potente ribellione contro un mondo alla deriva e guasto. Un mondo che può trovare salvezza solo in un Abbraccio di profondo perdono e ritrovata fratellanza.
L’ABBRACCIO È il tema che l‘artista sviluppa da oltre un decennio, un gesto d‘amore, empatia o tristezza, che oggi è diventato un bene prezioso, perché sempre più raro, e in tempi non lontani, perfino proibito. Queste opere rappresentano legami, momenti di scambio sincero, di calore profondo. Negli ultimi anni i coloratissimi Abbracci di Mariella Ridda diventano scuri, impenetrabilmente neri: diventano Abbracci tra anime che continuano ad amarsi anche dopo la morte. Dipinti che nascono dalla riflessione dell’artista in un’era di profonda solitudine, dove solo l’arte può curare, purificare, trasformare la morte in vita.
MARE E VULCANI Figlia di una terra di mare e fuoco, non potevano mancare tra le tematiche dell’artista, la serie dei quadri Marini e quella dei dei dirompenti Vulcani. Nelle sue tele, il Mare è un altro elemento fondamentale, è la Grande Madre, è l’universo amniotico, è l’inconscio misterioso ed avvolgente. Spesso il tema del Mare si intreccia con quello degli Abbracci, diventando un tutt’uno armonico.
Come un sipario che si alza sulla meraviglia: così i pannelli in ceramica Atrani Rinata di Manuel Cargaleiro e Nel blu profondo di Clara Garesio, installati all’ingresso di piazza Umberto I assieme a I profeti di Francesco Mangieri, svelano l’inizio di un viaggio che attraversa e rinnova, grazie all’arte, la storia e la memoria del borgo più piccolo d’Italia.
Un viaggio tra forme e colori che prosegue su Viale delle Metamorfosi, con le panchine ispirate alle geometrie di Escher di Lucio Liguori, mentre da una delle arcate che dalla piazzetta aprono sul mare La Resilienza del maestro Giuseppe Pirozzi ricorda Francesca Mansi e la capacità del borgo di ritrovare se stessa dopo la tragedia del 9 settembre 2010. A fare da cornice, tra cielo e mare, cinque vasi di L. Liguori (Un mare di alici), F. Raimondi (Sirene di Atrani), V. Caruso (Fondali), S. Mautone (Onda lunga), P. Liguori (Blu infinito) che raccontano il simbiotico rapporto di Atrani con il suo elemento naturale: l’acqua.
Piazza Umberto I accoglie, con il canto ammaliante della Sirena di F. Raimondi, le fioriere d’autore (5 già installate, 2 in fase di completamento) di V. Caruso, A. D’Angelo, A. Mautone, S. Sorrentino, F. Raimondi, M. D’Acunto, L. Liguori; in via F. M. Pansa le anfore di Lucio Liguori aprono invece lo sguardo sullo scorcio forse più famoso del borgo: quello della collegiata di S. Maria Maddalena, a picco sul mare.
Tutti i supporti delle opere on the road nascono dall’estro del maestro fabbro Giovanni Spada.
Il viaggio dentro l’anima del borgo continua “Sulle orme di Escher” con una serie di opere che, con linguaggi artistici diversi, omaggiano il litografo tedesco partendo da via M. Buonocore fino al vicolo a Y, all’incrocio tra Via Carmine e Via Monastero; proprio uno dei luoghi che ispirarono, durante uno dei suoi soggiorni ad Atrani, una celebre opera dell’artista (Sorrentino, Autuori, Caruso, Cicalese, D’Alessandro, Ferrigno, Gambone, D. Liguori, L. Liguori, P. Liguori, Marchi, Mautone, Morini, Raimondi, Ronca, Salsano, Sanchez, Sandulli, Sasaka, Silvestri, Spataro, Vassallo).
Il Museo open air coinvolgerà ancora altri luoghi del borgo, a partire dalla Casa della Cultura destinata, nelle intenzioni dell’Amministrazione, a diventare residenza per artisti e che già ospita un’opera di Francesco Mangieri. Qui è iniziata l’installazione del pannello ceramico di A. Mautone Cultura, di cui a breve è previsto il completamento. E proprio di fronte, su una parete della Casa Comunale, troverà spazio un’altra perla: Sii il mondo in cui vuoi vivere, l’opera di F. Pirozzi ispirata a Gandhi.
“Il progetto del Museo Open Air nasce da una visione dell’arte che vuole farsi vita, quotidianità. Le installazioni raccontano la verità, il senso e l’identità dei luoghi antichi del borgo attraverso un atto creativo che non è soltanto estetico: si fa, allo stesso tempo, memoria e futuro” spiega il direttore artistico Rino Mangieri. “Sarà Atrani, attraverso le opere, ad andare incontro allo spettatore, e non viceversa, come avviene nei tradizionali musei al chiuso. Questo, oltre a ribadire che l’arte deve essere gratuita ed accessibile a tutti, darà la possibilità ad ospiti e residenti di fruire e vivere gli spazi pubblici in maniera completamente diversa dall’ordinario. L’arte non come semplice ornamento urbano, insomma, ma apertura verso qualcosa di più profondo: il senso stesso del nostro sentire e abitare un luogo.”
“Sono particolarmente orgoglioso di presentare questo ambizioso progetto, che abbiamo portato avanti con grande determinazione e impegno. Ringrazio tutti gli artisti che hanno contribuito con le loro opere e Rino Mangieri, instancabile ed ostinato nel realizzare tutto questo” chiosa l’assessore alla cultura Michele Siravo.
“Grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale, e al supporto dei fondi PNRR, a breve verrà avviata la realizzazione di un catalogo digitale e di una mappa interattiva che permetterà di scoprire ogni opera presente nel percorso diffuso delle installazioni. Sono inoltre previsti finanziamenti specifici per la manutenzione e l’ampliamento del patrimonio artistico, così come per lo sviluppo di un’App dedicata. Rendere Atrani un Museo Open Air è il simbolo della determinazione a preservare il valore del nostro patrimonio identitario rinnovando in maniera sempre nuova, come solo l’arte riesce a fare, il legame tra memoria e modernità.”
Bacoli come Montmartre! È partito il bando per trasformare le piste ciclabili in viali degli artisti di strada. Assegneremo 25 spazi lungo i laghi Miseno e Fusato. Vogliamo coinvolgere artisti nuovi, giovani e di passaggio in città e che comunque non siano già concessionari. Vogliamo valorizzare tutte le forme di espressioni artistiche. Sarà una gioia attraversare i viali del Parco Vanvitelliano, ed i nostri due percorsi ciclopedonali, pieni di pittori e ritrattisti. Scultori, mosaicisti, incisori, musicisti, fotografi. Statue viventi e madonnari. Chiunque può partecipare. Chi li sceglie per passeggiare, chi per correre, chi per divertirsi. È rappresentato quindi una grande occasione di visibilità per artisti di strada. Dalla Casina Vanvitelliana alla Villa Comunale. Dal Parco della Quarantena a Miliscola. Ringrazio il presidente del Centro Ittico Campano, Sergio Cosentini, per aver avviato questo progetto. Insieme, possiamo fare sempre di più. Josi Gerardo Della Ragione
Il Centro Ittico Campano S.p.A., allo scopo di incrementare le arti di strada e sostenere e valorizzare tutte le forme di espressioni artistiche, fino al 31 Dicembre 2026 mette a disposizione degli artisti nuovi, giovani e/o di passaggio in città, e che comunque non siano già concessionari del suolo pubblico sul territorio comunale per l’esercizio delle arti di strada, Le postazioni individuate e indicate come TEMPORANEE
Il presente avviso è diretto esclusivamente ad artisti nuovi, giovani e/o di passaggio in città e che comunque non siano già concessionari del suolo pubblico sul territorio comunale per l’esercizio dell’arte di strada.
L’ora blu è la call di Collateral Maris, festival di arti esperienziali, plastiche, visive e performative che incontrano il paesaggio e da questo si lasciano ispirare e plasmare, divenendo una cosa sola. Si tiene a Vieste, sul Gargano, nel mese di giugno per questa sesta edizione del 2023.
Il bando scade il 31 maggio 2023.
La partecipazione è gratuita ed è aperta a tutti senza limiti di età e provenienza.
Una giuria decreterà 15 finalisti, le cui opere saranno esposte in una mostra collettiva all’interno del programma del Collateral Maris Festival 2023 dal 23 al 30 giugno. La mostra sarà allestita presso l’ex Chiesa di San Giovanni in via Vescovado, Vieste. Tra le opere selezionate al termine della mostra verrà individuato un vincitore a cui sarà assegnato un premio in denaro di trecento euro.
I candidati per partecipare dovranno la seguente documentazione, all’indirizzo e-mail collateralcall2021@gmail.com con oggetto: cognome_titolo del progetto_CollateralCall2023 (stesso oggetto se inviati tramite Wetransfer): 1. Modulo di partecipazione compilato e firmato 2. Testo formato pdf dimensioni A4 (massimo 750 caratteri) recante descrizione del progetto in inglese o italiano. 3. Elaborati : A. Fotografia Mixed Media e Grafica: formato jpg, metodo colore RGB, risoluzione 300 dpi, inferiori a 15MB, lato maggiore non superiore 4000 pixel e non inferiore a 1600 pixel . B. Mixed Media e illustrazione: formato jpg, metodo colore RGB, risoluzione 300 dpi, inferiori a 15MB, lato maggiore non superiore 4000 pixel e non inferiore a 1600 pixel . C. Video: 1 video, formato MP4, inferiore a 100MB Risoluzione Full HD 1920×1080 px (25 fps) Durata Max 3 minuti SRGB Tutte le info e il bando completo sul sito ufficiale del concorso: Collateral Maris – Festival di Arti e Paesaggi
L’Amministrazione Comunale di Tuglie (Lecce) – Assessorato alla Cultura, la Biblioteca Comunale “Fiore Tommaso Gnoni” di Tuglie, il Servizio Civile Universale, gli operatori volontari del “La Compagnia del Libro”, in collaborazione con la famiglia Campa-Mottura, al fine di valorizzare le risorse dialettali, patrimonio inestimabile di cultura e strumento di identità territoriali, promuovono e organizzano la 5a edizione del Premio nazionale di Poesia dialettale in memoria di Silvana Mottura, in memoria della compianta poetessa e maestra. Per la manifestazione è stato richiesto il patrocinio al Magnifico Rettore dell’Università del Salento.
1) Il concorso letterario è rivolto a tutti coloro che abbiano compiuto il 18° anno di età, residenti in Italia o all’estero.
2) Il concorrente dovrà inviare due componimenti editi e/o inediti in lingua dialettale. (Sono ammessi tutti i dialetti nazionali. Ciascun testo non dovrà superare i cinquanta versi circa.
3) Il tema dei componimenti è libero.
4) I componimenti dovranno essere accompagnati dalla traduzione in italiano.
5) Le opere, inedite o già edite, dovranno essere frutto dell’ingegno dell’autore partecipante. Si chiede, pertanto, di compilare l’allegato 1 presente a fine bando.
6) La partecipazione al concorso vale come espressa e indiscussa autorizzazione alla Biblioteca comunale di Tuglie a pubblicare le opere premiate sui siti e pagine social collegati all’evento e per eventuali pubblicazioni senza fini di lucro (vedi allegato 1).
7) La Biblioteca comunale di Tuglie e i suoi partner di progetto non sono responsabili di eventuali plagi.
8) Coloro che intendono partecipare al concorso dovranno inviare alla Segreteria dello stesso il file digitale dei componimenti comprensivo della traduzione in italiano, in formato pdf, all’indirizzo di posta elettronica concorsosilvanamottura@comune.tuglie.le.it, con richiesta di conferma e lettura.
9) Le opere dovranno pervenire in formato digitale entro le ore 18.00 del 10 Giugno 2023, pena l’esclusione dal concorso.
10) La Segreteria del Premio provvederà a registrare riservatamente la documentazione pervenuta e a mettere a disposizione della Giuria i soli testi poetici coperti da anonimato.
11) I lavori saranno valutati da un’apposita giuria nazionale di esperti, nominata dai Responsabili del Progetto, che selezioneranno i finalisti, i quali verranno premiati nel corso della serata conclusiva. I componenti della Giuria saranno resi noti il giorno della premiazione.
12) Il giudizio della Giuria è insindacabile.
13) I nomi dei finalisti sul podio e dei concorrenti eventualmente segnalati per menzioni di merito saranno comunicati tramite mail e resi noti sulle pagine social della Biblioteca.
14) Al vincitore assoluto verrà assegnato un premio di euro 500, al secondo classificato un premio di euro 300 e al terzo di euro 200. Il montepremi è messo in palio dalla famiglia Campa-Mottura. A tutti i premiati verrà rilasciato un attestato di merito.
15) La partecipazione al Concorso è gratuita; non sono previste quote di partecipazione.
16) La data, il luogo e le modalità della cerimonia di premiazione saranno comunicate a tempo debito a tutti i concorrenti premiati.
In conclusione e per maggiore chiarezza, l’e-mail, che avrà per oggetto la dicitura “Premio Silvana Mottura”, dovrà contenere:
i due componimenti in lingua dialettale;
le relative traduzioni in italiano;
allegato 1: domanda di partecipazione, con relative dichiarazioni di cui al bando.
Domenica 7 Maggio alle ore 11, al Castello d’Alagno di Somma Vesuviana ( Na ) – Via Circumvallazione, 61- sarà aperta al pubblico, la rassegna di Arte Contemporanea – ARTIST’ STORIES NARRAZIONI – a cura del critico d’arte Gaetano Romano. #ArtistStories
Saranno presenti
il Sindaco Salvatore Di Sarno,
Rosalinda Perna Assessore alla Cultura, che ha seguito da vicino i lavori, e i componenti della Giunta,
Rubina Allocca,
Vincenzo Cestaro Adelchi,
Cesare Di Palma,
Rita Di Palma,
Laura Polise,
Mauro Polliere, e
le Associazioni presenti sul territorio.
Castello d’Alagno di Somma Vesuviana (Na)
Apre i battenti, dopo la straordinaria ristrutturazione conservativa, l’antico Castello d’Alagno, ben vivo da sempre nell’immaginazione degli abitanti, non solo di Somma Vesuviana, ma dell’intero territorio limitrofo, e pronto per essere destinato dal Comune ad nuova fruizione culturale e turistica, coniugando le eccellenze del territorio; enogastronomia, giacimenti archeologici, tradizioni religiose come in questo periodo, la Festa della Madonna di Castello, e la Festa delle Lucerne nell’antico quartiere Casamale, di interesse etnoantropologico.
Da Alfonso d’Aragona a Lucrezia d’Alagno, che lo volle in memoria del re di Napoli, ad Antonio De Curtis, in arte Totò, che a lungo, ha legato nel tempo il suo nome a quello del maniero, la rassegna di Arti Visive, propone una sorta di Prisma del contemporaneo delle attuali tendenze espressive vigenti.
Essa, si diparte dal focus concentrato sugli artisti residenti; Diana D’Ambrosio [ nel Cortile d’onore sarà presente una sua installazione dal titolo “ Creazione “ ] Franco Tirelli, Mary Pappalardo, Carla Merone, Angela Sodano, Teresa Capasso, Nello Mocerino, Laura Polise, che accoglieranno i visitatori nel Salone al piano nobile, e subito dopo in una fuga di stanze alchemiche e suggestive, tra pittura e opere plastiche di varie tendenze, gli invitati che rispondono ai nomi di Arturo Casanova, Marcello Cinque, Domenico Fatigati, Anna Coppola, Luisa Russo, Eliana Petrizzi, Luigi Pagano, Giuseppe Di Guida, Raffaele Bova, Stefania Sabatino, Gaetano Di Riso, Vittorio Vanacore, Raffaele Boemio, Luigi Vollaro, Ugo Cordasco, Luigi Caserta.
I fotografi Fabio Donato, Barbara La Ragione, Iole Capasso, Giovanni Ruggiero, sullo stesso piano, ma in un altro ambiente, con i loro scatti mostreranno, le peripezie della visione e i “ momenti vissuti “ della ricerca fotografica.
ARTST’S STORIES dal 7 al 27 Maggio, sarà visitabile dal Martedì al sabato dalle 10 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19,30. A richiesta visite guidate, contattando il curatore, per scuole, e istituti presenti sul territorio del Comune. Comunicazione dell’evento e catalogo a cura della GUTEMBERG Edizioni.
Il progetto “2022 ~ 2023. Giardini Naxos – Procida – Napoli – Cartagena il Viaggio in Sogno” – Capolavori a confronto del prof. Elviro Langella fa tappa a Cartagena (ES) in occasione dei festeggiamenti del trecentenario dell’arrivo da Napoli della Virgen de la Caridad nella città spagnola
È stata Cartagena (ES) dal 22 al 25 aprile 2023, in occasione dei festeggiamenti del trecentenario dell’arrivo nella città spagnola da Napoli della Virgen de la Caridad di Carmine di Lantriceni il 17 aprile 1723, la tappa più recente, del progetto del prof. Elviro Langella “2022 ~ 2023. Giardini Naxos – Procida – Napoli – Cartagena il Viaggio in Sogno” – Capolavori a confronto, che ha visto protagonista nell’occasione il libro in italiano e in spagnolo, corredato da 100 tavole illustrative, dedicato all’evento dallo stesso prof. Langella “2022 – 2023. Procida, Napoli, Cartagena: il Viaggio in Sogno. Omaggio alla Virgen de la Caridad di Cartagena nel trecentenario dell’arrivo da Napoli” – commento a cura di Domenico Macaluso, Ispettore Onorario dei Beni Culturali assessorato Regione Siciliana.
Il prof. Langella, accolto da una città vestita a festa, ha così avuto l’occasione non solo di visitare la Basílica de la Virgen de la Caridad di Cartagena, ammirando l’immagine della Pietà, alla quale ha reso personale omaggio col suo libro, ma anche di assistere alle celebrazioni religiose in onore della Patrona, partecipate da migliaia di persone e amministrate dal rettore della Basílica de la Caridad Francisco MONTESINOS, dal vicario José ABELLÁN, da altri sacerdoti della città concelebranti, e dal Vescovo Mons. José Manuel LORCA PLANES, rettore della Diocesi di Cartagena.
Calorosa l’accoglienza del Sindaco di Cartagena Dª. Noelia ARROYO, del Presidente dell’Istituto “CERVANTES” dott. Miguel MARTINEZ BERNAL e del Consigliere Alvaro VALDÉS, che ha fortemente sostenuto il progetto dello scambio culturale tra Cartagena e la tradizione artistica napoletana, nella convinzione che tale sodalizio auspicato dal libro del prof. Langella, giunga provvidenziale nell’ “Año de la Patrona” per far rivivere fin dalle origini, la pagina di storia che testimonia l’arrivo in Spagna della Virgen de la Caridad.
“Il 2023 si annuncia di eccezionale significato per la comunità di Cartagena in ragione di ulteriori ricorrenze storiche. Il 17 aprile celebra infatti, il tricentenario della “Virgen de la Caridad”, giunta al porto di Cartagena nel 1723 da Napoli, forgiata dallo scalpello dei nostri insuperati maestri napoletani su incarico del Santo e Reale Ospedale della Carità. Ma altre ricorrenze si sovrappongono nell’anno corrente. Molteplici sono di fatto, le date che è doveroso commemorare quest’anno: dall’arrivo della Santa Patrona di Cartagena avvenuta 10 anni dopo la fondazione dell’Ospedale, al centenario della sua incoronazione canonica, all’inaugurazione della Chiesa nel 1893, con la quale l’attuale Basilica festeggia il suo 130° anniversario” ha opportunamente ricordato il Sindaco Dª. Noelia Arroyo. “Sento di esprimere tutta la mia gratitudine al Presidente dell’Istituto CERVANTES per la presentazione ai giovani universitari stranieri che accorrono a Cartagena per lo studio della lingua e la Cultura spagnola nelle prestigiose sale del Palacio Molina, il sito storico magistralmente diretto dal Dott. Miguel Martinez BERNAL. Devo alla sua sapiente erudizione storica aver goduto dell’opportunità di una visita approfondita alle sale Liberty del Palacio Consistorial, sede del Municipio, perla del raffinato stile modernista che caratterizza il ricercato impianto urbanistico inscenato dalle scenografiche quinte dei palazzi storici di Cartagena.
Altrettanto preziosa si è rivelata la sua disponibile guida nell’entusiasmante visita al Museo Navale e a quello di Archeologia subacquea. Non trascurando una scrupolosa attenzione all’area didattica con stimolanti sussidi audiovisivi, essi offrono un eloquente spaccato della storia millenaria di Cartagena ricostruita nelle sue originarie radici, fin dalle numerose vestigia d’età fenicia. Esprimo tutta la mia gratitudine al Vescovo Mons. José Manuel LORCA PLANES, rettore della Diocesi di Cartagena per l’apprezzamento espresso nei confronti del mio personale “Homenaje a la Virgen de la Caridad de Cartagena”…
La mia riconoscenza va anche al parroco Don Francisco Muñoz MORENO, rettore della Parrocchia Castrense di Santo Domingo di Cartagena, per la consulenza sulla diffusione dell’Arte sacra napoletana in Spagna” ha dichiarato il prof. Elviro Langella, entusiasta del “ponte artistico-culturale” tra le due culture mediterranee del quale il suo progetto ha gettato le fondamenta, concludendo che “tra i graditissimi doni ricevuti dal Sindaco Dª. Noelia Arroyo, particolarmente gradito il libro TEATROS dell’artista spagnolo Pedro Cano, le cui opere sono per una fortunata congiuntura, attualmente in esposizione al Palazzo Ciampoli di Taormina, a sancire una volta in più l’ininterrotto fil rouge che sottolinea l’indissolubile intreccio delle profonde radici dell’intima anima culturale della Spagna e dell’Italia, che come il Nostro Mare “riunisce le terre che divide”. Nell’incontro con i rappresentanti istituzionali del Palazzo municipale, il prof. Langella ha proposto che il prossimo autunno il libro possa essere presentato ad un pubblico di giovani della scuola di Cartagena.
Nell’incontro con i rappresentanti istituzionali del Palazzo municipale, il prof. Langella ha proposto che il prossimo autunno il libro possa essere presentato ad un pubblico di giovani della scuola di Cartagena, anche con riferimento alle considerazioni espresse nella recente presentazione di “2022 – 2023. Procida, Napoli, Cartagena: il Viaggio in Sogno. Omaggio alla Virgen de la Caridad di Cartagena nel trecentenario dell’arrivo da Napoli” presso la Biblioteca del Comune di Giardini Naxos. Sergio Visconti, Vicepresidente dell’Azione Cattolica della Diocesi di Messina, ha proposto una sua originale osservazione sulla “rassegna di volti” ricorrenti nel racconto e riproposti plasticamente nelle illustrazioni a corredo del libro.
“Sono i volti riprodotti dagli artisti, quelli del mondo Classico e quelli del mondo Neoclassico; sono i volti dei personaggi che punteggiano il racconto; sono i volti della gente di Procida e di Napoli. Su tutti spiccano i volti del Cristo deposto, della Virgen de la Caridad, e di donna Enrichetta, quasi centenaria procidana oggi scomparsa, custode dei canti e delle melodie che segnano lo svolgersi dei riti della Settimana Santa a Procida, assonanze straordinarie con le saetas spagnole. Volti che hanno una caratteristica comune: il carico intenso di vita e di pathos che traspare da ogni piega, da ogni ruga. Spasimo di dolore, spasimo di morte, spasimo di partecipazione al dolore d’altri.
[ … ] Nelle pieghe di dolore del volto del Cristo deposto c’è tutta la sofferenza di ogni sofferente; nelle pieghe di dolore del volto della Virgen della Carità di Cartagena c’è tutta la partecipazione, tutto il coinvolgimento alla sofferenza del mondo da parte di chi sa amare gli altri come se fossero carne della propria carne”.
“È singolare constatare come in alcuni di quei volti riaffiori una volta ancora nel “Viaggio in sogno” di Elviro Langella, l’eco delle suggestioni dei ritrovamenti dell’archeologo subacqueo siciliano Domenico Macaluso. Così, nelle scene della tempesta che infierì su Nostra Signora d’Africa e sulla Piccola Fenice che scortavano la Vergine nel Mediterraneo, ma anche nel pietoso compianto delle madri di Cartagena sui corpi esamini dei marinai trascinati dai flutti sulla battigia, vittime del tragico naufragio.
Impossibile non ravvisare in questa rivisitazione laica del dramma sacro della Pietà cristiana, i riconoscibili lineamenti dell’anziana Stella Kolaki, nipote del compianto Capitan Nikolas dello sfortunato veliero della flotta di Inousses, schiantato contro le scogliere di Ribera. L’Angelika, uno dei velieri della flotta dell’isola greca di Inousses, il cui relitto fu appunto rinvenuto dall’archeologo subacqueo Domenico Macaluso, che non a caso, ha voluto generosamente rinnovare il suo rapporto di lunga amicizia con Elviro Langella, curando la prefazione di questo suo ultimo “Viaggio in sogno”.
Scrive Macaluso nel suo viaggio sull’isola di Inousses:“Mi parlò del giovane Nikolas, con le lacrime agli occhi, una vecchia donna di Inousses, Stella Kolaki (nella foto), nipote del maturo ed esperto Capitan Nikolas dell’Angelika, morto con i suoi fratelli, i suoi figli e i suoi nipoti e non certamente per colpa sua, cioè del malgoverno della nave, ma per colpa di un mare che mai come quella notte, ostentò tanta potenza, fomentato dal vento. Ma Stella Kolaki mi parlò dell’altra concomitante tragedia: sua madre e le due sorelle, vedove dell’Angelika, morirono nell’arco di tre anni praticamente di stenti, dato che per una famiglia la perdita del marito e dei figli maschi, rappresentava la mancanza di qualunque fonte di sostegno. Sicuramente a questo pensava il capitano del veliero, oppresso di responsabilità che non aveva, mentre impotente avvertiva sempre più intenso, il fragore dei flutti che raggiungevano la spiaggia. Quindi l’urto violentissimo dell’Angelika contro gli scogli del Corvo, chiamati la petra di lu Signuri, il rumore del fasciame che si fracassa e il gelido contatto con il mare e con la morte. Assieme ai mattoni, il mare restituì, misera consolazione, solo tre dei dieci marinai a cui aveva rubato la vita: due in cui si riconobbero Costantino e Diamantes, l’altro rimasto per sempre senza identità”.
Il titolo della mostra“Annerite scaglie”, personale di Aulo Pedicini(classe 1942), a cura di Generoso Bruno, nasce dalle parole di un ultimo componimento dedicato all’artista dal fratello Gerardo, critico d’arte e poeta, scomparso di recente (1937-1922), che suggeriscono una origine primordiale, quasi alchemica della sua scultura.
Nato a Foglianise nel 1942 e attivo dagli anni ’60 sulla scena artistica napoletana, Pedicini ha attraversato le neoavanguardie degli anni ’70, muovendo dagli echi del post-cubismo e del surrealismo dada, utilizzando anche materiali non convenzionali.
Le opere in mostra, quasi un centinaio, rappresentano una vera e propria antologia della produzione del poliedrico artista, arricchita degli ultimi lavori, nei quali Pedicini è tornato all’assemblaggio, questa volta attraverso la tecnica del collage. Si parte dalle teche degli anni ’60, passando ai più recenti bronzi (circa 15 opere) – esposti nella sala che introduce la sezione epigrafica – per arrivare agli ultimi lavori pittorici (circa 85). Racconta il curatore Generoso Bruno: “Tornano in esposizione le teche e le sculture di assemblaggio, per la creazione delle quali Pedicini interviene sulla frazione di scarto di quella che definisce l’effimera opulenza della società dei consumi, indagando la produzione di massa e il suo uso sociale, quasi come un archeologo teso alla ricostruzione del tempo presente attraverso i suoi residui”.
Nella sala che introduce alla sezione “metropolitana”, che ospita la mostra, aperta da uno scatto di Mimmo Jodice all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, è presentata l’intera serie fotografica della performance “Progressione in uno spazio definito”, del 1966, in cui Pedicini è ritratto dall’obiettivo dello stesso Jodice. “In anni più recenti Pedicini giunge al Mito, evocato come originaria narrazione dell’esistente. Nel tempo dell’isolamento pandemico l’artista è ritornato sull’operazione dell’assemblaggio, questa volta utilizzando come base la carta con la tecnica del collage”.
Note biografiche – Aulo Pedicini (Foglianise, 1942), scultore, pittore, performer, grafico, incisore e decoratore di tessuti, vive e lavora a Napoli. Si diploma nel 1960 all’Istituto Statale d’Arte Filippo Palizzi di Napoli, fra il 1962 e il 1967 consegue il diploma di Magistero e si diploma in Scultura presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Negli anni Sessanta le sue produzioni sono segnate da uno stile immediato ed informale. Nel decennio successivo, Pedicini prende parte alla Quadriennale di Roma (1975), alla XXXVII Biennale di Venezia (1976) e al Festival Dada (1979) a Los Angeles. Al tempo, la sua pratica scultorea indaga il consumo, l’oggetto, lo scarto e la sua possibilità assemblativa. Negli stessi anni l’artista realizza performance di grande impatto: Il Malato, realizzata presso l’Ospedale Psichiatrico Frullone di Napoli, fu presentata a Venezia in occasione della Biennale del 1976. Con la produzione in bronzo Pedicini recupera l’idea della pratica scultorea di grande dimensione, nella quale si riconoscono suggestioni metafisiche. Le sue opere sono presenti in diversi musei e istituzioni pubbliche in Italia e nel mondo.
“L’ager Nolanus è un territorio ricco di testimonianze archeologiche e artistiche, ma pregno allo stesso tempo di religiosità – ha spiegato Felice Napolitano, presidente della Fondazione Premio Cimitile -. Per questo la Fondazione Premio Cimitile, da quasi un trentennio, opera su questo territorio con l’obiettivo di promuovere attività di comunicazione e valorizzazione, tese a sperimentare nuove forme di fruizione. In tal senso, la Fondazione nell’anno scorso ha attivato con l’ausilio di studiosi ed esperti una cabina di regia che svolge funzioni di indirizzo e coordinamento degli interventi di valorizzazione, allo scopo di promuovere la consapevolezza del patrimonio culturale del territorio e implementare gradualmente il flusso dei turisti tutto l’arco dell’anno”.
Al tavolo della conferenza stampa l’Assessore Regionale al Turismo e alla Semplificazione Amministrativa della Regione Campania, Felice Casucci, il Sindaco di Pompei e delegato al turismo della Città Metropolitana di Napoli, Carmine Lo Sapio e alcuni tra i componenti della cabina di regia Carlo Ebanista (docente all’Università degli Studi del Molise), Mario Cesarano (Archeologo e funzionario della Sovrintendenza), Antonia Solpietro (Direttrice Uffici Beni Culturali della Diocesi di Nola) ed Elia Alaia (presidente dell’associazione Obiettivo III Millennio).
Il risultato ottenuto in questi primi mesi di lavoro si presenta con due itinerari pilota – uno archeologico, denominato “Prima e dopo Nola, archeologia di un territorio” (Complesso basiliche di Cimitile, Museo Storico Archeologico di Nola, Anfiteatro di Avella), l’altro religioso, dal titolo “Felice, Paolino e le origini del cristianesimo” (Santuario di San Felice, Santuario di Maria Santissima del Carpinello a Visciano e Santuario di Santa Maria a Parete a Liveri), strutturati in modo da integrare l’offerta turistica esistente con una proposta unica nel suo genere perché accosta ai siti più conosciuti, mete meno note al grande pubblico.
Il primo itinerario delinea un vero e proprio viaggio nel tempo che segna le tappe della crescita di Nola e del suo territorio dalla preistoria al medioevo. Il secondo itinerario, invece, descrive la diffusione del cristianesimo nell’area nolana e nei territori limitrofi, nella quale ha giocato un ruolo di primo piano il complesso basilicale di Cimitile, tra i più affascinanti esempi di arte paleocristiana in Italia. “A partire dal progetto ci siamo posti la domanda di cosa fosse l’Ager Nolanus – ha spiegato Carlo Ebanista – e quindi abbiamo pensato di organizzare un lavoro di ricerca che portasse a un prodotto finale di divulgazione di grande livello. A corredo di questo progetto è stato realizzato un volumetto di 60 pagine dal titolo, “Ager Nolanus. Musei, siti archeologici e santuari”, un depliant pieghevole su Cimitile e l’agro nolano, un sito internet cimitilearcheotour.it, una pagina Facebook, instagram e un canale Youtube”.
La promozione continuerà e sarà intensa per tutto il 2023 a partire già dai prossimi giorni. Giovedì 20 e venerdì 21 aprile si svolgerà, infatti, il convegno internazionale di studi “Materiali, tecniche e sedi di lavoro fra tarda antichità e medioevo”, che porterà nella splendida cornice del complesso basilicale di Cimitile studiosi di alto profilo, provenienti da prestigiosi istituti di ricerca italiani ed europei. L’evento, organizzato dalla Fondazione Premio Cimitile in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università del Molise e il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, con il patrocinio di Regione Campania, Città Metropolitana di Napoli, Comune di Cimitile e Centro Studi Longobardi, intende promuovere la diffusione dei risultati della ricerca archeologica nel campo della produzione, incoraggiando una più ampia riflessione sul rapporto fra uomini, risorse e ambiente in età tardoantica e medievale.
Come è evidente, il filo conduttore di queste iniziative è l’area nolana che custodisce una singolare densità di monumenti archeologici, musei e santuari la cui fruizione, se messa in rete, può fornire un nuovo impulso in termini di sviluppo economico con importanti ricadute nel settore turistico. Quest’ultimo aspetto è senz’altro facilitato dall’ottimale posizione geografica che rende il territorio una vera porta di accesso all’Irpinia e al Sannio, pur collocandosi a breve distanza da Napoli.
Domenica 9 aprile 2023 ore 11:30 – Chiesa Madre di Santa Maria della Neve di Castronuovo di Sant’Andrea (PZ)
Domenica 9 aprile 2023 alle ore 11:30, nella Chiesa Madre di Santa Maria della Neve di Castronuovo di Sant’Andrea (PZ), una inedita tovaglia d’altare, appositamente realizzata dallo scultore Giuseppe Pirozzi, andrà ad impreziosire la solennità del giorno della Resurrezione di Gesù. L’iniziativa, avviata nel 2014 con la tovaglia d’altare di Maria Lai, seguita da quelle di Guido Strazza, Claudio Palmieri, Giulia Napoleone, Roberto Almagno, Ettore Consolazione, Ernesto Porcari, Anna Addamiano, Nino Tricarico, si ripete anche quest’anno, grazie al coinvolgimento dell’artista napoletano, già ospite di Castronuovo per il Presepe dono entrato nelle collezioni del Museo Internazionale del Presepio Vanni Scheiwiller.
Pirozzi, per la sua tovaglia, ha composto una sequenza di immagini, distribuite in modo apparentemente casuale sullo sfondo bianco tenute insieme da segni che ricordano una sorta di cucitura: una serie di foto in basso restituiscono scenari di guerra, mentre nel registro superiore si susseguono le riproduzioni di alcuni bassorilievi in terracotta dell’autore caratterizzati da affioramenti di volti e frammenti di figurazione in un caos di forma/materia. Al centro, in alto, uno scatto immortala l’abbraccio tra due soldati e intorno si condensano i simboli cristiani dal pesce, della colomba e della mano tesa che rimandano ai concetti della pace e della rinascita in Cristo.
In occasione della celebrazione della Santa Messa di Pasqua con l’altare adornato dalla tovaglia dipinta da Giuseppe Pirozzi, sarà possibile visitare nelle strade del borgo la Via Crucis-Forme della Croce di Giuseppe Salvatori, nelle sale del MIG la mostra José Ortega e Castronuovo Sant’Andrea, nella Cappella di Santa Maria della Stella la mostra permanente 21 artisti lucani rileggono l’opera di Sant’Andrea, nel Museo della Vita e dell’Opera di Sant’Andrea Avellino l’omaggio a Franco Mulas, recentemente scomparso, attraverso le opere realizzate in questi ultimi anni. Resteranno aperti l’Atelier Guido Strazza, il Museo Internazionale del Presepio Vanni Scheiwiller e il Museo della Vita e delle Opere di Sant’Andrea Avellino.
Giuseppe Pirozzi – Nasce nel 1934 a Casalnuovo (NA). Con la frequenza al corso di scultura nel 1954, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli ha inizio la sua attività artistico-espositiva con opere di scultura e grafica.
Nel 1958 ottiene l’incarico alla cattedra di plastica presso il Liceo Artistico di Napoli e nel 1964 quello alla cattedra di plastica ornamentale presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, di cui diviene in seguito titolare. Da allora espone in numerosissime rassegne d’arte nazionali e internazionali ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti della critica. Nel contempo, tiene mostre personali in gallerie d’arte e presta la propria opera per interventi di architettura e arredo urbano; inoltre, quale vincitore di concorsi nazionali per opere d’arte, realizza opere di grandi dimensioni installate presso edifici e spazi pubblici. Nel 2000 è insignito del titolo di Accademico Scultore dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma. Le sue sculture sono esposte in collezioni private e pubbliche: GAM di Roma, MUSMA di Matera, Museo Napoli Novecento di Napoli, Collezione dell’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, Collezione Olivetti di Ivrea, Museo dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate a Milano, CAM di Casoria a Napoli, Museu da Marioneta di Lisbona, Museo M. Cargaleiro di Castelo Branco (Portogallo), Museo Epicentro di Gala di Barcellona (ME), Raccolta Omeoart Boiron di Milano, Collezione d’Arte Contemporanea-mente della Fondazione Il Sole di Grosseto, ecc.
Origini del nome: Il suo nome ha origini medievali e compare per la prima volta in una pergamena del 1059 afferente al testamento spirituale di Luca II, abate del Monastero dei Santi Elia e Anastasia di Carbone. A tale toponimo si aggiunse, nel 1863, la specificazione “di Sant’Andrea”, in onore del suo più illustre cittadino.
Storia – Secondo una versione storiografica recente, Castronuovo fu edificato dai Romani al tempo delle guerre civili, nel 70 a.C., quando il rivoltoso Spartaco, in concomitanza con la battaglia di Chiaromonte, scese in Lucania per disorientare gli avversari. A questa ipotesi, è stata collegata anche l’origine dei nomi di alcune contrade quali Celomanico, Spadarea e Ardara (quest’ultima nella zona di Roccanova), tutte situate a ridosso del Fosso di Castronuovo. Chi ha provato a ad interpretare letteralmente tali toponimi, ha supposto che i luoghi in questione fossero stati teatro delle battaglie tra Spartaco e i Romani: a Celomanico si tenne una battaglia tra soli arcieri, per la combinazione delle voci greche kelon(“frecce”) e machomai (“combattere”); a Spadarea si combatté con le spade, ad Ardareafurono arsi tutti i corpi. Ma nella storiografia antica, non c’è traccia dei movimenti di Spartaco in questa parte della regione e neppure della battaglia di Chiaromonte, frutto di una ricostruzione romanzata, ripresa da Plutarco, descritta in un racconto edito nel 1889. Tuttavia, importanti reperti archeologici rinvenuti nelle contrade di Marcellino e Battifarano, territori adiacenti all’attuale abitato, dimostrano che la zona, tra il VI e il III secolo a. C., era occupata dai romani che qui costruirono delle fortificazioni militari per tenere a bada l’indocile popolazione locale.
La fondazione dell’attuale sito di Castronuovo, sembra essere piuttosto medievale e risalente al periodo delle prime invasioni barbariche (V-VI secolo d. C.), quando la popolazione insediata nelle campagne circostanti occupò l’attuale area del paese sviluppando, per ragioni di sicurezza, il meccanismo dell’arroccamento tipico di altri centri abitati dell’entroterra meridionale.
A partire dall’epoca normanna, il feudo di Castronuovo fu proprietà di diverse famiglie nobili del tempo. Concesso da Bohemondo I a Ugo di Chiaromonte, membro di una delle più influenti famiglie del meridione dell’epoca, rimase proprietà dei suoi successori fino al Quattrocento quando Margherita, l’ultima discendente, lo portò in dote a suo marito Giacomo Sanseverino, Conte di Tricarico. Dai documenti relativi all’attività amministrativa delle terre di proprietà di questa famiglia, si evince che i Sanseverino, negli anni di possesso delle terre di Castello Novo, così come vengono identificate nei suddetti documenti, le subinfeudarono a diversi signori della zona. Nel 1652 furono acquistate all’asta dal Duca Carlo Missanelli che, qualche anno dopo, le cedette alla Certosa di San Nicola di Chiaromonte. Con la soppressione degli ordini religiosi, avvenuta nel 1807, il feudo di Castronuovo fu messo all’asta e acquistato, l’anno dopo, da Gaetano Villano e dal cognato Gianbattista Giura che, nel 1809, ne persero i diritti feudali. Dalle ceneri del feudalesimo, sorse l’attività dell’amministrazione comunale. Gli avvenimenti che hanno segnato la storia del paese riecheggiano, ancora oggi, nelle pietre consumate dal tempo, nei nomi che individuano i tracciati viari dell’abitato antico, in quei luoghi che furono palcoscenico di fatti che sembrano essere vivi nelle memorie di un popolo che ha costruito il suo presente in un contesto ancora intriso di storia. Castronuovo di Sant’Andrea
Chiesa di Santa Maria della Neve (Chiesa Madre). E’ molto antica ma si ignora la data della sua fondazione. Nell’elenco dei debitori, tenuti alla prestazione di censi, terraggi, ecc. verso questa Chiesa nel 1823, si trova iscritto il comune di Castronuovo per una somma dovuta a titolo di beneficienza, in base ad una Bolla di Fondazione nel 1586. Quindi in tale anno. la Chiesa esisteva già ed esisteva anche prima, perché è segnata nelle carte topografiche allegate alle rationes decimarumdella Diocesi di Anglona dei secoli XIII e XIV, compilate da Domenico Vendola.
Probabilmente funzionava sotto diverso titolo e s’identificava con quella Chiesa di S. Michele Arcangelo, elencate tra le dipendenze del Monastero di S. Elia di Carbone in età Normanna. Che fine abbia fatto la chiesa di San Michele Arcangelo non si sa. Probabilmente sorgeva sull’area dell’attuale Chiesa Madre che, sovrapponendosi ad essa, ne ha cancellato tracce materiali ed onomastiche. Chiesa di Santa Maria della Neve