Miss Sarajevo è l’unico singolo estratto dall’album del 1995 Original Soundtracks 1 degli U2 e Brian Eno, sotto lo pseudonimo Passengers. Luciano Pavarotti canta parte del brano, nel suo stile operistico.
Miss Sarajevo è una delle quattro canzoni tratte da un vero film. Il film in questione, intitolato proprio Miss Sarajevo è un documentario di Bill Carter su una reginetta di bellezza in un concorso tenuto in Jugoslavia. La vincitrice di tale concorso era la diciassettenne Inela Nogic. Nell’inverno 1993 Carter si recò a Sarajevo per offrire aiuti umanitari, ma si trovò bloccato nel cuore di un conflitto e fu costretto a vivere per sei mesi in un edificio semi-distrutto sopravvivendo con scarso cibo e acqua.
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Il video prodotto per Miss Sarajevo, diretto da Maurice Linnane unisce filmati tratti dal documentario di Bill Carter (che mostrano la guerra in corso e il concorso di bellezza Miss Sarajevo del 1993), con materiale preso dalle prime esibizioni dei Passengers nel 1995, in occasione del concerto Pavarotti and Friends a Modena. Fra gli spezzoni del documentario di Carter, una delle immagini più significative è senz’altro quella in cui le partecipanti al concorso di bellezza oggetto della canzone mostrano uno striscione recante la frase “don’t let them kill us” (non lasciate che ci uccidano). La stessa immagine è stata utilizzata per la copertina del disco singolo. https://it.wikipedia.org/wiki/Miss_Sarajevo
La cosa più affascinante di Sarajevo è appunto questa testarda urbanità che sopravvive agli inverni, ai cannoni, alle restrizioni alimentari, all’assenza di luce, acqua e gas. Non capisco davvero perché le grandi televisioni mondiali siano andate laggiù a cercare immagini di morte. Non hanno capito nulla. In guerra, la vera immagine di Sarajevo era la vita. Il suo centellinare ogni residuo comfort, il suo attaccamento testardo ai riti di un’antica vita borghese. A due passi dal rancido delle trincee, i teatri funzionavano, la gente sapeva di sapone, le donne mettevano il rossetto e facevano la messa in piega, persino i soldati tornavano dal fronte con una loro pallida, estenuata nobiltà.
Nella moviola della mia mente, Sarajevo è un signore in giacca e cravatta che esce perfettamente sbarbato da un rudere che è casa sua, è il vecchio Mujo Kulenović che aggiusta il tetto della bottega, è un musulmano che in centro quasi si inchina davanti a un parroco cattolico. Sarajevo è una pentola che non ha mai toccato carne di maiale e che nelle case ortodosse e cattoliche è sempre pronta per gli ospiti di religione islamica; è Kanita Fočaka che a trecento metri dalle linee serbe apre una scuola di buone maniere; è una fila di bambini disciplinati che vanno, in mezzo alla guerra, a imparare il bon ton.
(Paolo Rumiz, da “Maschere per un massacro”, Editori Riuniti, Roma 1996)
C'è un tempo per mantenere le distanze Un tempo per distogliere lo sguardo C'è un tempo per tener giù la testa Per proseguire la tua giornata C'è un tempo per la matita e il rossetto Un tempo per tagliare i capelli C'è un tempo per le compere nella via principale Per trovare il vestito giusto da indossare

Paolo Rumiz – Maschere per un massacro. Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia
- Editore: Feltrinelli
- Collana: Universale economica
- Edizione: 3
- Anno edizione: 2013
- Formato: Tascabile
- Pagine: 205 p., Brossura
- EAN: 9788807880445
Un reportage capace di svelare i veri meccanismi della guerra balcanica dietro i fraintendimenti e le mistificazioni. “La guerra mette a nudo la verità degli uomini e insieme la deforma. Ci sono tanti aspetti di questa verità; uno di essi è la cecità generale – cecità delle vittime, degli spettatori (i servizi d’informazione occidentale, oscillanti tra esasperazione, ignoranza o rimozione dell’orrore e fra cinismo e sentimentalismo) e della “grande politica”, che nel libro di Rumiz fa una figura grottesca.” (Claudio Magris). Con una nuova introduzione dell’autore. (Dai Balcani ci viene un insegnamento: ciò che ci trasforma in carne da cannone è palesemente lo stesso imbonimento che ci fa comprare questo o quel detersivo o votare questo o quel partito.)
In una città, Sarajevo, assediata dalla guerra, come si possono incontrare le vite di un giovane viaggiatore, Bill Carter, e del più grande gruppo rock del mondo, gli U2? Quando una tragedia lo colpisce, Bill Carter si trova trascinato nella zona di guerra cercando di ricostruire le rovine della propria vita; inizia così a far parte del gruppo umanitario indipendente “The Serious Road Trip” e, schivando i cecchini, consegna il cibo ai cittadini di Sarajevo che l’ONU e altri gruppi umanitari non possono raggiungere. Diventa amico di artisti, musicisti, attori e insieme a loro lotta per la sopravvivenza in una città, dove cibo e acqua scarseggiano, dove la morte si incontra ogni giorno, ma dove allo stesso tempo la vita, l’amore e le risate riecheggiano nell’aria. Carter, in questo viaggio, riesce ad andare oltre e a superare l’impossibile, compiendo quel passo surreale che lo porterà ad ottenere l’aiuto di una delle band più famose al mondo, gli U2. Miss Sarajevo è la descrizione di tutto ciò e molto di più: è una giostra emozionale che conduce dall’ Alaska a Sarajevo, da Dublino in Arizona e viceversa. Commovente, ma mai sentimentale, è un’irresistibile storia vera di generosità, coraggio e redenzione.

Bill Carter – Miss Sarajevo
Inela Nogić (born 1976) became world-famous during the Siege of Sarajevo when she won the 1993 Miss Besieged Sarajevo,[1] which was held in a basement in an effort to avoid the barrage of sniper attacks from Serb militias. Inela Nogić and the other contestants held up a banner that read “Don’t let them kill us”. The pageant was documented by an amateur filmmaker, whose footage director Bill Carter then used in his documentary Miss Sarajevo. The documentary was broadcast internationally, provoking a viewer response that added to the international pressure to end the siege. Footage of the documentary was incorporated into the single “Miss Sarajevo” by the Irish band U2 together with Brian Eno and the Italian opera singer Luciano Pavarotti. Inela Nogić’s picture also featured on the cover of the single, taken during the pageant.
After the war ended, Inela Nogić was invited to the 1997 concert given by U2 in Sarajevo and personally escorted by the band.
As of 1994, she has been living in the Netherlands and is the mother of two.
