Pinacoteca Patiniana Castel di Sangro (AQ) – 23 novembre 2023 | “Il canto del Nudo Amore”, Slobodanka Ciric (a Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa).

“Fabrizio… Fabrizio…
Arcangelo mio…”

“…Questa è la storia che oltrepassa la Storia.

…Storie di donne che, come me,
hanno onorato l’Amore.

Donne mai sconfitte,
immiserite,
che dimorano in alto
straordinariamente vive…”

Maria d’Avalos, nobile e bellissima fanciulla napoletana nata nel 1560, sposatasi giovanissima in prime nozze e rimasta vedova per due volte, nel maggio 1586, per questioni di natura economica, sposò, con una speciale dispensa papale, il cugino Carlo Gesualdo, signore di Venosa. La coppia viveva a Palazzo Sansevero, di fronte alla Chiesa di San Domenico Maggiore.

I primi due anni di matrimonio trascorsero tra banchetti, un’intensa vita mondana e la nascita di un erede. Carlo e Maria, però, non condividevano alcuna passione, tantomeno interessi: Carlo, madrigalista di grande talento, viveva per la musica e trascurava la bella moglie, sempre più infelice. Durante una festa danzante, Maria incontrò Fabrizio Carafa, duca D’Andria, conosciuto con l’appellativo di “Arcangelo” per la sua grande bellezza, anch’egli sposato e padre di quattro figli. 

I due si innamorarono e diventarono amanti appassionati e sempre più imprudenti.

La bellezza di Maria, intanto, aveva fatto breccia anche nel cuore di Giulio Gesualdo, uno zio di Carlo, da lei sempre rifiutato.

Fu così che allorché Giulio scoprì la relazione tra Maria e Fabrizio, ne riferì al nipote, che decise di tendere una trappola ai due amanti.

Un giorno, con la scusa di una battuta di caccia, Carlo disse alla moglie che non sarebbe rientrato a casa. Maria, pur insospettita dal comportamento del marito,  non rinunciò ad incontrare Fabrizio. Era la notte tra il 16 e il 17 ottobre 1590.

Maria, così come era stata colpita, venne esposta nuda in mezzo alle scale del palazzo. Carlo, terrorizzato dall’eventuale reazione dei familiari di Maria, fuggì nella sua residenza a Gesualdo, dove  visse recluso per diciassette anni.

Leggenda narra che per decenni, di notte, nel luogo della tragedia, si sentissero le urla di Maria e di Fabrizio, e ancora oggi c’è chi dice che tra la Chiesa di San Domenico Maggiore e il Palazzo Sansevero di notte si aggiri una bellissima figura eterea che piange invocando il nome del suo amato.

Fabrizio… Fabrizio…
Arcangelo mio, dove sei?

Il dipinto “Maria d’Avalos”
ha ispirato i versi “Il canto del Nudo Amore”, dedicato da Slobodanka Ciric a Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa.