#RACCONTAMIUNASTORIA. FIGURACCE, antologia a cura di Niccolò Ammaniti

Durante una cena estiva, dopo aver bevuto un po’, otto scrittori cominciano a confessarsi le peggiori figuracce della loro vita. Cose che il giorno dopo, da sobrio, vorresti non solo non aver raccontato, ma soprattutto mai aver vissuto. E invece dopo qualche tempo Niccolò Ammaniti li chiama e dice: avete il coraggio di scriverle? Da qui nasce un’antologia divertente, autodelatoria e un po’ folle. Sono storie di lavoro, d’amore, di incontri sbagliati in cui viene fuori che le figuracce sono svolte esistenziali e come le cicatrici ci ricordano chi eravamo e cosa siamo diventati. Autori: Niccolò Ammaniti, Diego De Silva, Paolo Giordano, Antonio Pascale, Francesco Piccolo, Christian Raimo, Elena Stancanelli, Emanuele Trevi.

Figuracce
Figuracce, frasi [autori vari]
  • Niccolò Ammaniti // Se sei solo le figuracce non esistono – I timidi sono più sensibili alle figuracce.
  • Francesco Piccolo // Tutta la vita a Berlino – …tu sei in un angolo della festa e speri che almeno qualcuno si ricordi di salutarti, prima di sparire nelle notti di amore ed euforia.
  • Elena Stancanelli // CappelliUn romanzo, una volta pubblicato, diventa quello che vuole. Viene letto, interpretato, insultato, amato da altri.
  • Christian Raimo // ilmiolibro.it ovvero come sono diventato uno scrittoreChe si tratti di essere medici, insegnanti, genitori, astronauti, eremiti. O scrittori.
  • Emanuele Trevi // La cosa veraCome ho già accennato, io sono un mezzo idiota. E con l’altra metà di me stesso, cerco di fare in modo che gli altri non se ne accorgano.
  • Antonio Pascale // Il testimone silenziosoIo conservo tutte le belle risposte che avrei potuto dare al momento giusto e me le ripasso, perché prima o poi capiteranno momenti ideali per quelle risposte.
  • Diego De Silva // You and me alone – Sto dicendo che per capire davvero una cosa devi farla. O almeno provare a farla.
  • Niccolò Ammaniti // Marco Risi contro la Maga della Maglianella – È vero che scrivere è un po’ mentire. In fondo, quando compri un libro accetti l’idea che uno ti racconti un sacco di frottole.

Il primo racconto è quello di Francesco Piccolo, senza dubbio il più intimista. Da ragazzo Piccolo confessa di avere avuto i brufoli e di avere letto il ribrezzo negli occhi dei compagni. Quindi adesso, tutto ciò che gli capita, è sempre ben accetto; un dono di cui essere grato e che egli non pensa di meritare. Fosse anche l’amore, improvviso ed imprevisto, che una taxista di Berlino dice di provare nei suoi confronti e che egli, per “gratitudine”, non riesce a fare a meno di incoraggiare. Elena Stancarelli non narra a mio avviso una vera e propria figuraccia, ma piuttosto il clima di indifferenza e stress che ruota attorno alle trasmissioni televisive, frequentate da personaggi famosi. Lo studio di Unomattina e un Albano poco disponibile, la fanno riflettere sull’utilità di ciò che sta facendo. Divertentissimo il racconto di Christian Raimo, ai suoi esordi durante una presentazione a New York, accompagnata da droghe e stitichezza, il cui “parto” dalle dimensioni abnormi, sarà affrontato con stoico coraggio nientemeno che da David Foster Wallace, che con lui ha condiviso una festa e un bagno accidentalmente intasato.

Emanuele Trevi racconta di una peculiare “crociera degli artisti”, dove facciamo la conoscenza di una “macchietta” quale il professor Pullone, poeta mancato e della sua assistente, nonché amante, Maddalena. Devo confessare che questo è il mio racconto preferito, del quale ho apprezzato l’umorismo e il senso critico, e la scrittura evocativa, ma sempre elegante, che caratterizza questo scrittore. Paolo Giordano ci racconta delle sue indecisioni davanti ai venditori negli autosaloni e di come si sia sentito felice alla guida del suo nuovo suv. Antonio Pascale “indossa” panni femminili per narrare la storia di un’attrazione “galeotta”. Colpevole un vestito a fiori, indossato dalla protagonista, che attira l’attenzione di Stefano, scrittore perverso di racconti noir. Qui ho riso molto con la scena del messaggio inviato per sbaglio a chi non avrebbe mai dovuto riceverlo, e con la carambola dei motorini che si sono abbattuti, in sequenza, disastrosamente al suolo. Diego de Silva, per il quale ho un debole a causa della naturalezza con la quale esplica gli eventi, ci porta a Courmayeur, dove una serata fra scrittori viene “vivacizzata” da una fan, cafona e in abiti sadomaso. Così come aveva aperto, chiude l’antologia Ammaniti che, fra maghi e sortilegi, si trova ad avere a che fare con la maledizione che ha causato il flop del film “L’ultimo capodanno” di Marco Risi. Fra tutti, questo è il più surreale. fonte: paperblog.com

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